Nothing more than what you see

Avrei voluto scrivere questo post giorni fa, ma forse è meglio così. Nel frattempo Gran Torino si è già sedimentato nella memoria, ha superato la prova del tempo, e nell’epoca bizzarra in cui viviamo bastano tre o quattro giorni per capire se un film avrà qualcosa da dire. Questo ha più di qualcosa da dire, ed è qualcosa di sinistra. Il regista di sinistra che dice (e interpreta, da Dio) queste cose si chiama Clint Eastwood, e vota repubblicano. Ora, spiegatemi com’è possibile, o ha sbagliato lui oppure abbiamo sbagliato noi. Abbiamo sbagliato a non saper comunicare cosa vuol dire mancanza di integrazione, creazione di nuovi ghetti per i nuovi (o vecchi) immigrati, convivenza impossibile, quando basta un semplice (?) film come questo a raccontarlo. Abbiamo sbagliato a cedere all’epoca della tv e del suo immaginario, quando è così semplice essere etici, parolona che in questo caso non si usa a sproposito: il vecchio Clint parte da un’automobile (la Gran Torino, eh già), un vecchio reduce che non ha deposto le armi (ma che non si unirebbe alle ronde, per dire), due giovani di origine coreana che cercano solo di stare al mondo. Vedetelo, quel capolavoro di Gran Torino, e poi ditemi in che cosa abbiamo sbagliato. E cercate di leggere come ho fatto io quella nota di speranza finale che saluta la nuova America di Obama: perché non è detto che Clint-occhi-di-ghiaccio non l’abbia fatto apposta. E prima ascoltate la bellissima canzone dei titoli di coda: «Your story / is nothing more / than what you see». Le differenze sono lì, davanti ai nostri occhi. E vediamo di non sbagliare più.

2 Risposte to “Nothing more than what you see”

  1. vittorio Says:

    uhm. interessante. non ho (ancora) visto il film, ma nei miei feeds ho già collezionato ben due recensioni da parte di due autorevoli blog. uno è questo, l’altro è

    http://residenclave.wordpress.com/2009/03/17/gran-torino/

    e la pensa in maniera differente.

    =)
    Ciao
    V

  2. Giancarlo Says:

    Io non sono d’accordo. Secondo me in questo film non viene detto nulla di nuovo: quello che vediamo (ghetti, “guerra di bande”, integrazione mal riuscita, vecchio reazionario razzista convertito e “redento”) è già stato già detto e stradetto e fà pienamente parte dell’immaginario da epoca della Tv da te citato.

    In questo film ci sono tutti i luoghi comuni della cultura occidentale chiusa in se stessa e incapace di aprirsi veramente gli altri: il mondo è diviso in buoni e cattivi; gli stranieri sono oppressori di poveri indifesi (e incapaci di difendersi da soli) o poveri indifesi (incapaci di difendersi da soli) oppressi dai loro stessi connazionali; l’uomo bianco americano è quello che si sacrifica per combattere il male ed esportare la democrazia (in questo caso non esorta la democrazia ma insegna a un bambino a diventare un vero uomo). Le vicende narrate mi sembrano una trasposizione locale della guerra in Corea.

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