Obamako, dia(b)logo africano (parte quinta)

Ultima notte a Mopti, suggestivo porto di pescatori sulle rive del Niger. Ci arriviamo, io e Pippo, da Timbuctù, dopo aver attraversato un altro pezzo di Niger che sembra il Delta del Po, con la differenza che qui la gente vive direttamente sull’acqua, in case di fango che saranno travolte dalle prime piogge. Da un cartello piantato tra una capanna e un recinto di capre, si scopre che in questi posti tra il deserto e la savana la Matt Damon Foundation (sic) ha portato risorse per “porre fine alla povertà”. I risultati non si vedono. Né si vedono altre forme di sostegno, da parte dell’Occidente, in questi luoghi di fame e miseria. Una targa dell’Unicef, per le strade di Bamako; una freccia che indica la sede dei Peace Corps, in un Paese che ha l’unica fortuna di non avere la guerra in casa, non ora, non ancora. L’Occidente che arriva qui sono frotte di turisti di mezza età, che sembrano ancora più vecchi al confronto con una popolazione giovanissima, a passeggio per villaggi che sembrano popolati solo da bambini. L’Occidente cammina per queste strade inviando i suoi gloriosi highlander, che hanno visto nei decenni passati i risultati del colonialismo e della globalizzazione e adesso si godono il loro viale del tramonto credendosi impavidi esploratori, col turbante dei tuareg in testa e la maglietta «I’ve been to Timbuctu, and come back». Perché oggi tanto da questi posti tornano tutti, e avranno la loro storia esotica da raccontare. Non è colpa loro, né nostra, ma è un po’ colpa di tutti. Troppo facile, sicuro. Ma dopo dieci giorni in Africa ci si ritrova a pensare che le cose facili sono (a volte) quelle vere. E poi tanto c’è tutto il tempo per riordinarle, le cose facili e difficili, quando saremo a casa, e fuori ci sarà la neve.

Una Risposta to “Obamako, dia(b)logo africano (parte quinta)”

  1. augusto Says:

    ai tanti problemi non si è aggiunto w.v.
    è un pensiero di cui mi vergogno, non serve a niente.
    dovremmo capire che il cambiamento DEVE iniziare da TIMBUCTU’ da tutti i troppi Timbbuctù esistenti: aiutiamoli a casa loro iniziando da subito, con atti concreti, il Vostro viaggio apra finalmente il nostro cuore all’Amore per l’altro, non vergognamoci di dirlo,piuttosto vergognamoci di non farlo.
    Coraggio diamoci da fare, non siamo soli, siamo in tanti, uniamoci ed assieme costruiamo con determinazione una nuova ETA’

    Confido in tutti Voi Forza CIVATI

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