Obamako, dia(b)logo africano (parte prima)

Ogni cosa è bella quando è condivisa, diceva qualcuno. Le suggestioni africane le condivido con Pippo, che scrive alle mie spalle in questo cyber café nel cuore di Bamako. Il calembour su Obama è facile, ma non troppo, in questo pezzo di Africa che ne raccoglie molti altri, un mondo solo che ne mischia insieme tanti: il Sahara e il Maghreb che premono da Nord, il Continente Nero sconvolto dalla politica e dagli eserciti e dalla cattiva economia occidentale a Est (il Niger, e purtroppo basta la parola), le coste del commercio e dell’oro a Sud. E alla fine gli Obama (romanzando un po’, ma i diari di viaggio son sempre cosi’) li incontri davvero. Il giovane Bassirou, vent’anni, che ci dà una mano a districarci nel dedalo di strade del centro di Bamako. Lui si’ che è un concentrato di Africa: nato in Burundi, cresciuto in Tanzania, fuggito dal Rwanda della guerra civile, arrivato con la famiglia in Mali, dove ora studia Lettere. O Daniel, figlio di madre toscana (oggi console italiano qui a Bamako) e padre africano, ora in Mali a costruire pannelli solari (e non solo). Domani ci porterà a vedere Siby, dove – anche grazie al Comune di Vimercate – è stata portata l’elettricità a una maternità; e poi a Samanaya, dove sono arrivate la luce, e l’acqua, col contributo diretto degli abitanti del luogo. Storie di terre e di uomini su cui torneremo. Adesso torniamo là fuori, tra le bancarelle del Gran Marché dove tutti girano portando qualcosa, chissà cosa, chissà dove. Ogni tanto si incrocia il volto di Obama, o del Che. La speranza è che il change arrivi davvero. Il dia(b)logo continua…

Una Risposta to “Obamako, dia(b)logo africano (parte prima)”

  1. Che Dio vi benedica « only connect Says:

    […] della vicenda). Il Papa combina disastri su preservativi e AIDS, non serve commentare, ricordo l’Africa che ho visto e lì era ben poca le gente benedetta da Dio. Al cinema ci penserà Angeli e demoni a fare un po’ […]

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