E poi l’uomo tornò lì dove tutto era cominciato, nella sua terra, davanti alla sua gente. Ma l’uomo era diventato il presidente, e la sua terra adesso era una nazione, e la sua gente una popolazione intera. La sua terra era il mondo, la sua gente eravamo anche noi. E lui era lì per dire cose che nessun altro presidente aveva mai detto. Per dire dove tutto era iniziato. In quelle strade, tra quelle persone. Slow, e poi swing. Per dire che il popolo può vincere sull’apparato. Che a scegliere siamo sempre noi. Gli uomini e le donne, i giovani e i vecchi, i bianchi e i neri, gli etero e i gay, i sani e i disabili, ogni minoranza, ogni etnia. Per dire che alle sfide del ventunesimo secolo si deve rispondere con un rinnovato idealismo, ma senza ideologie. Per dire che anche gli avversari sono uomini da rispettare (e stavolta è valso da entrambi i punti di vista). Per dire che si governa per tutti. Perché tutti sono uguali, quelli che non prendono sonno facilmente perché pensano alle assicurazioni da pagare, quelli che hanno un figlio in guerra in un paese lontano, quelli che combattono le “medie” battaglie di tutti i giorni. Per dire che bisogna dialogare con il mondo, con il Vecchio Continente e con le nuove frontiere, oltre i confini nazionali. Oltre la paura. Per dire che da oggi si cambia davvero. Buongiorno, Presidente.
5 novembre 2008 alle 9:22 am
Caro Mattia, come al solito la tua penna è super. E, per molte cose scritte, convincente. Ma sull’apparato, bè, lasciami dire che – di questa elezione – Obama è stato il candidato RICCO SFONDATO, ha surclassato McCain (che nelle file del suo partito è sempre stato un cane sciolto, senza legami con lobbies potenti, e mal sopportato) sugli spot e sui finanziamenti, ha avuto la maggioranza dei media domestici e internazionali dalla sua parte, ha avuto alle spalle – dopo l’esclusione di Hillary – tutto l’apparato democratico, compatto. nulla di male, giusto così.
Però in questa competizione il luogo comune repubblicano ricco e potente/democratico outsider a mio avviso non regge. ovvio, spero che Obama dia un volto più amabile dell’America. per il momento, una vittoria l’ha conseguita anche per me: da oggi chi ci faceva una testa così sull’America che non eleggeva un nero avrà un’arma antiamericana da salotto in meno…
infine, una cosa: Obama è carismatico e ha un’eccellente arte retorica. ma prima di lui Clinton, e soprattutto Reagan, hanno avuto il potere di scaldare il cuore con la parola. grandi comunicatori. insomma, la storia non comincia con Obama. e non finirà con lui.
ciao
Ferruccio
5 novembre 2008 alle 10:01 am
caro Ferruccio,
diciamo che se non inizia “la Storia”, oggi può cominciare un bel pezzo di Storia del XXI secolo
quanto al ricco dem vs. il povero republican, è vero che i grandi “investitori” hanno puntato su Obama
ma la sua candidatura è nata molto prima, è cresciuta con le piccole donazioni, con l’apporto (anche monetario, anche piccolo) di tanti giovani, di tante persone che per la prima volta si sono avvicinate alla politica, e che nei giorni scorsi sono rimaste in coda anche per tre/quattro ore per votare
lo dico senza retorica, ma come segno di un cambiamento già in atto da mesi
poi certo, ci sono state le lobby, i “padrini” col portafogli gonfio
ma la campagna elettorale era nata prima, altrove, nella gratuità della Rete, nel tam-tam che veniva “dal basso”, come dovrebbe succedere anche da noi
insieme alla compattezza di partito, s’intende, che qui è ancora lontana
uno scarto nell’approccio, che spero conitnui anche quando il nostro (anche tuo, lo so) sarà commander-in-chief
oggi è un gran giorno, anyway
un abbraccio
5 novembre 2008 alle 10:19 am
Che sia un buongiorno, è fuor di dubbio. Abbiamo vissuto un cambiamento rivoluzionario di cui ancora non si possono vedere gli sviluppi. Speriamo che si trattai veramente di un’alba nuova anche se le dinamiche politiche che Obama dovrà seguire lo porteranno a molta real politik. Concordo su quanto hai detto: gli apparati si possono battere. Ce l’ha fatta Obama ma quando sarà possibile anche in Italia dove il rinnovamento sembra impossibile?
5 novembre 2008 alle 2:21 PM
è vero Stefano, e oggi sembra ancora più impossibile
quelli in prima fila ieri sera al Grant Park in attesa del nuovo presidente non erano fanatici militanti (forse qualcuno sì), ma giovani e vecchi, uomini e donne che in Obama hanno trovato una risposta
lì e ora
la politica dovrebbe essere anche questo, la capacità di rivolgersi in un preciso momento, su dei temi precisi, a un elettorato pure disinteressato, che finora magari è anche stato lontano dalle “cose pubbliche”
da noi si parla un po’ troppo tra correnti
e a volte finisce che tira una gran brutta corrente, per citare Il Divo di Sorrentino
ciao
5 novembre 2008 alle 5:13 PM
Io credo che solo per lo slancio, l’entusiasmo e la fiducia in un cambiamento che Obama ha generato, negli USA e in Europa (e anche l’attenzione dell’Africa), solo per questo andava eletto. Poi, come sempre, si vedrà. Credo si chiami carisma (vero ? costruito ? ma importa veramente?).
Penso davvero che le persone abbiano bisogno di slanci verso qualcosa che sia “alto” o “lontano” e aperto al mondo per progredire.
Lea
6 novembre 2008 alle 2:21 PM
Usa esempio per l’Italia