Noi che non avremmo fatto il ’68

Ieri, a cena, davanti a un bicchiere di rosso (e anche qualcuno di più), abbiamo ricostituito per un attimo la cortina di ferro. Dove stavo io, e cioè a Berlino Ovest, dicevamo che 400 euri per un paio di scarpe possono non essere una follia, che in una settimana si possono prendere o perdere svariati chili, che l’omologazione del tipo H&M e Zara ha definitivamente sconfitto i ronci stile kollettivo del liceo, che Il Divo è un gran bel film (questo lo dicevo solo io, e non sono un fan di Sorrentino) perché Andreotti è un genio del male, che avere delle abitudini (anzi: essere degli habitué) è bellissimo, che l’altra sera mi hanno chiesto «Militi nel Pd?» e mi veniva da rispondere «No, ho smesso». Insomma che non sono tramontate le ideologie: è solo che io sto diventando un conservatore. La prossima volta mi troverete con gli appunti sulla mano.

Una Risposta to “Noi che non avremmo fatto il ’68”

  1. istrice Says:

    com’è che io che ho “fatto” il ’68 mi trovo a pensarla come nell’ultima parte? che sia la vecchiaia? o che sia questo presente che costringe a trovare interessi nel giardinaggio o nel salvataggio delle balene piuttosto che nella politica (italiana) ?

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