C’è Tiger Woods, nella scatola blu

Non è più tempo di eroi. Il granitico Jack Bauer di 24 – quello che in una giornata sventa un attentato al presidente, ammazza chi gli ha rapito la figlia e vendica i crimini etnici dell’ex Jugoslavia – è andato da Letterman vestito da donna. Ovviamente non era lui ma il suo interprete, e cioè Kiefer Sutherland, che doveva pagare pegno per una scommessa persa. Ma è uno di quei casi in cui non distingui l’attore dal personaggio.
Ieri sera mi sono messo a leggere un po’ di roba (in italiano, e scritta male) su Tiger Woods, che finora mica mi ero filato granché, forse è colpa del golf, ché non mi capacito di come possa interessare anche un solo individuo, figurarsi il pianeta intero. Poi stanotte Tiger l’ho addirittura sognato: eravamo a una festa, e probabilmente lui tentava di rimorchiare la ragazza delle tartine.
Non è più tempo di eroi, si diceva. Ma meglio non domandare. Del resto, i critici di Los Angeles hanno votato come film del decennio il bellissimo e incomprensibile Mulholland Drive. Sarà. Sarà che di questi tempi non si capisce niente. Sarà che a questo mondo tutto sembra «lavorare con te, non per te», come ha detto il Gianfranco al Silvio. I re sono nudi (o vestiti da donna), e restano in piedi. E quella lynchiana scatola blu che sono stati gli Anni Zero non ci rivelerà mai il suo mistero.

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