Sono un devoto, quindi nessuno pretenda da me lucidità e senso critico quando si parla di Woody Allen. Sulla scia di quel che scrive l’amica Guia (a sua volta sulla scia del sempre dubbio Tarantino-pensiero: del suo Bastardi senza gloria si riparlerà qui, prossimamente), facciamo anche noi il giochino del “miglior Woody Allen degli ultimi diciassette anni”. Considerato che dentro ci sono, lo ammetto, i due peggiori film che abbia mai girato (La maledizione dello scorpione di giada e Hollywood Ending), il film che ho visto 18 volte (contate: Tutti dicono I love you), uno dei suoi più struggenti (e con Sean Penn, che è sempre un valore: Accordi e disaccordi) e uno dei più divertenti (Harry a pezzi), un trattato di sociologia inarrivabile (Mariti e mogli), la più bella satira dell’ebraismo insieme a Operazione Shylock di Philip Roth (Anything Else) e Scarlett che gioca a ping pong (Match Point). Considerato tutto questo, voto La dea dell’amore, per motivi che resteranno ignoti (anche a me). C’è molto della Linda Ash di quel genio di nome Mira Sorvino anche nella Melodie St. Ann Celestine (urge Oscar per la migliore onomastica) in Basta che funzioni, traduzione bruttina – idem per tutti i dialoghi – del suo ultimo Whatever Works. Grande film di one liner da mandare a memoria («I morti son sempre obesi o fumatori: anche i non fumatori magri muoiono!») e filosofeggiamenti consapevoli, insomma quella che – dice Larry David sullo schermo – si chiama «visione d’insieme». C’è New York, e «piuttosto che mangiare nove porzioni di frutta e verdura al giorno, preferisco non vivere», e l’America sudista di provincia che saluta Reagan al museo delle cere, e Melania (di Via col vento) che era una tipa «sessualmente repressa», e il Destino che bussa alla porta (letteralmente), e Dio Arredatore, e Fred Astaire che balla in tv. Segue dibattito: Woody è il solito pessimista o stavolta ripone maggiore fiducia nel genere umano? Io voglio credere alla seconda. Per la prima volta sono uscito dal cinema senza dire «Cazzo, un Woody in meno» ma «Cazzo, un Woody in più».
A little joy in this cruel and pointless life
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25 settembre 2009 alle 11:00 am
Visto l’altra sera: osceno. Scusa, Mattia, ma durante il film mi è sembrato tutto straordinariamente forzato e alla ricerca della battuta piaciona e facile. In bruttezza, questo film è secondo solo a celebrities.
25 settembre 2009 alle 12:33 pm
underrated. (celebrity, si capisce.)
«did you agree with the beatles, years ago, at the height of their fame, that they were bigger stars than Jesus?»
«the world population was much less then.»