Tra le disgrazie che mi sono capitate nella vita, c’è anche quella di avere tra i miei guilty pleasure il Festival di Sanremo. Che però, a pensarci bene, è davvero lo specchio del nostro Paese. Il Paese del solito conservatorismo (in gara Al Bano, Iva Zanicchi e Fausto Leali: la più trasgressiva è Patty Pravo, e ho detto tutto). Il Paese indietro anni luce in fatto di diritti (la chiacchieratissima canzone di Povia, dal testo tremendo). Il Paese dall’immaginario-reality (tra i “big” in gara c’è un ex vincitore di Amici della De Filippi). Il Paese che scopre tutto in ritardo (è il 2009 e gli alternativi sono gli Afterhours, sic). Il Paese della finta integrazione (Pupo in coppia con Youssou N’Dour: e non si capisce chi dei due sia quello da integrare). Il Paese dei tribuni del popolo (Bonolis) e delle ragazze scosciate (di cui ignoro il nome). Il Paese dei fiori. Quelli da portare sulla tomba, però.
PS: Ovviamente mi dispiacerebbe, e molto, se Veltroni si dimettesse. Per ora faccio come lui. Temporeggio.